CARTELLA ESATTORIALE
Cos'è una cartella esattoriale ?
Una cartella esattoriale è un atto ufficiale emesso dall'Agenzia delle Entrate o da altri enti pubblici incaricati di riscuotere le imposte e le tasse. La cartella esattoriale viene inviata al contribuente che ha dei debiti nei confronti dell'ente creditore e contiene l'elenco delle somme da pagare, le scadenze e le modalità di pagamento.
Ai sensi dell'art. 25 del Decreto Presidenziale n. 602/1973 infatti, il concessionario ha l'onere di notificare al contribuente la cartella di pagamento ed eventualmente, iniziare le azioni esecutive come il fermo amministrativo, il pignoramento dello stipendio, l'iscrizione dell'ipoteca sulla casa, ect nei confronti del contribuente per recuperare l'importo dovuto.
La "cartella esattoriale" è un documento utilizzato in Italia per notificare una procedura di riscossione coattiva da parte dell'amministrazione finanziaria. Si tratta di un atto con cui l'ente impositore, come ad esempio l'Agenzia delle Entrate o gli enti previdenziali, comunica al contribuente l'importo dovuto e la scadenza entro cui effettuare il pagamento. La cartella esattoriale rappresenta una fase formale che segue l'invio di avvisi di pagamento e solleciti di pagamento, e precede eventuali azioni di recupero forzoso, come il pignoramento di beni o l'iscrizione di ipoteche.
1. Come si può fare ricorso contro una cartella esattoriale ?
Per fare ricorso contro una cartella esattoriale è necessario presentare un ricorso al giudice tributario entro 60 giorni dalla notifica della cartella stessa. Il ricorso deve essere presentato in forma scritta e deve contenere le motivazioni per cui si contesta l'atto impositivo. Inoltre, è consigliabile rivolgersi a un professionista esperto in materia fiscale per avere un'adeguata assistenza nella redazione del ricorso e nella difesa dei propri interessi davanti al giudice tributario.
2. Quali sono le conseguenze del mancato pagamento di una cartella esattoriale ?
Il mancato pagamento di una cartella esattoriale può comportare diverse conseguenze, tra cui:
A. Aumento del debito: se non si paga la cartella entro i termini previsti, il debito aumenterà per via degli interessi e delle sanzioni applicate.
B. Pignoramento dei beni: l'ente creditore può richiedere il pignoramento dei beni mobili e immobili del debitore per recuperare il credito.
C. Blocco del conto corrente: se il debitore non paga la cartella, l'ente creditore può richiedere il blocco del conto corrente bancario.
D. Protesto: in caso di mancato pagamento, l'ente creditore può procedere al protesto del titolo esecutivo, che comporta la registrazione del debito presso la Centrale Rischi della Banca d'Italia e può pregiudicare l'ottenimento di ulteriori finanziamenti.
E. Azione giudiziaria: in caso di mancato pagamento, l'ente creditore può avviare un'azione giudiziaria per ottenere il pagamento del debito, che comporta ulteriori costi e spese legali per il debitore.
È quindi importante pagare le cartelle esattoriali entro i termini previsti per evitare queste conseguenze.
3. È possibile rateizzare il pagamento di una cartella esattoriale ?
Si, è possibile rateizzare il pagamento di una cartella esattoriale. Il contribuente può presentare istanza di rateizzazione entro 60 giorni dalla notifica della cartella, compilando l'apposito modulo e allegando la documentazione richiesta. La rateizzazione può essere concessa fino ad un massimo di 72 rate mensili, a seconda dell'importo dovuto. Tuttavia, è importante tenere presente che la richiesta di rateizzazione non sospende l'obbligo di pagamento delle rate scadute e non versate.
4. Quanto tempo ha l'ente creditore per emettere una cartella esattoriale ?
L'ente creditore ha a disposizione un anno di tempo dalla scadenza del termine di pagamento per emettere una cartella esattoriale. Tuttavia, è possibile che questo termine sia ridotto a sei mesi qualora il creditore si avvalga di un intermediario per la riscossione. In ogni caso, l'emissione della cartella esattoriale deve essere preceduta da una serie di avvisi di pagamento e di solleciti.
PRESCRIZIONE CARTELLA ESATTORIALE
Prescrizione cartella esattoriale
La prescrizione della cartella esattoriale coincide con la scadenza della sua efficacia, cioè decorso il tempo di validità della cartella questa non produrrà più alcune effetto debitorio nei confronti dell'Agenzia delle Entrate o atro ente creditore.
La prescrizione è automatica in quanto scaduto il termine, che potrà essere di 5 o 10 anni, perde il suo titolo esecutivo senza bisogno di alcuna procedura particolare e il debito si considera estinto. Se eventualmente, a prescrizione scaduta, il debitore dovesse aver effettuato il pagamento non sarà possibile richiedere la restituzione della somma esborsata.
Il termine della prescrizione è stato argomento ampiamente dibattuto dalla legislazione fino a raggiungere un accordo dove la Cassazione precisa che non è possibile fissare un periodo di prescrizione unico per tutti i tipi di cartelle, ma dipenderà dal tributo contestato o dalla sanzione applicata.
Il principio generale delle prescrizione è:
- 10 anni per imposte erariali
- 5 anni per le imposte locali
- 10 anni per Il debito erariale
- 5 anni per la cartella esattoriale
Quindi non esiste un unico termine di prescrizione ma ogni imposta, in base alla propria natura, avrà un termine stabilito di decadenza. Se capita che in una cartella vi siano varie imposte di natura diversa fra loro e quindi con tempi di prescrizione differenti, allora una parte della cartella cadrà in prescrizione in una determinata data, mentre un'altra parte ne avrà un'altra ancora.
Nello specifico in base al tipo di imposta abbiamo:
- la prescrizione di 10 anni per : Irpef, Iva. Ires, Irap, Imposta di bollo, Imposta di registro, Contributi Camera di Commercio, Imposta catastale, Canone RAI;
- la prescrizione di 5 anni per : Imu, Tasi, Tari, contributi Inps e Inail, multe stradali, sanzioni amministrative;
- la prescrizione di 3 anni per il bollo auto.
Prescrizione cartella Ex Equitalia ora ADER sapere quando è prescritta
Per sapere se una cartella dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione (Ex Equitalia) è prescritta bisogna prima di tutto controllare la data dell'ultima notifica ricevuta, inoltre bisogna fare attenzione se alla prima notifica si sono succeduti dei solleciti di pagamento che fungono da interruzione della prescrizione, infatti la prescrizione ricomincerà a partire dalla data dell'ultimo sollecito ricevuto.
Però può captare che il contribuente abbia perso la documentazione con relativa notifica allora in questo caso potrà recarsi presso lo sportello dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione e chiedere un estratto di ruolo che però non ha valore di certificato da cui si potrà vedere la data della notifica e se la cartella è stata consegnata o meno.
Notifica della cartella esattoriale dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione (Ex Equitalia)
La notifica della cartella esattoriale di ADER è un passaggio cruciale nel processo di riscossione delle somme dovute al fisco. Essa avviene tramite servizio postale o per mezzo di un messo notificatore e segnala al contribuente l'importo del debito, le sanzioni e gli interessi maturati. La data di notifica è fondamentale per stabilire i termini entro i quali si possono presentare eventuali impugnazioni o effettuare il pagamento per usufruire di possibili riduzioni delle sanzioni.
La Legge di Bilancio 2022 ha introdotto alcune modifiche riguardo ai termini di pagamento delle cartelle esattoriali notificate tra il 1° gennaio e il 31 marzo 2022. In questo periodo, il termine ordinario di 60 giorni per il pagamento viene esteso a 180 giorni dalla notifica, senza alcun onere aggiuntivo per il contribuente. Pertanto, per le notifiche effettuate nel periodo citato, il termine di pagamento indicato nella cartella esattoriale deve essere considerato pari a 180 giorni anziché 60. (Fonte qui)
Questo cambiamento legislativo offre ai contribuenti un periodo più ampio per adempiere ai propri obblighi fiscali. È importante notare che, prima della scadenza dei 180 giorni dalla notifica, l'agente della riscossione non può intraprendere attività di recupero del debito iscritto a ruolo. Grazie a queste modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2022, i contribuenti dispongono di un tempo maggiore per organizzarsi e far fronte ai propri debiti nei confronti dell'ente di riscossione.
Data e termine notifica cartelle esattoriali
La data di notifica della cartella esattoriale è un elemento essenziale nel processo di riscossione delle somme dovute al fisco. È importante per il contribuente essere a conoscenza di tale data, poiché essa rappresenta il punto di partenza per calcolare i termini entro cui adempiere ai propri obblighi fiscali, presentare eventuali impugnazioni o beneficiare di riduzioni delle sanzioni. La notifica avviene tramite servizio postale o per mezzo di un messo notificatore, e la data di notifica è quella in cui il destinatario riceve effettivamente la cartella esattoriale.
Il termine notifica, invece, si riferisce al periodo entro il quale l'ente di riscossione deve notificare la cartella esattoriale al contribuente per garantire la validità del procedimento. In generale, la notifica deve avvenire entro il termine di prescrizione del diritto di riscossione, che varia a seconda della tipologia di debito (tributi locali, contributi previdenziali, imposte dirette e indirette) e delle specifiche normative in vigore.
Una volta notificata la cartella esattoriale, il contribuente ha a disposizione un termine per effettuare il pagamento. Tale termine solitamente è di 60 giorni dalla data di notifica, tuttavia, come menzionato in precedenza, la Legge di Bilancio 2022 ha esteso questo termine a 180 giorni per le cartelle notificate tra il 1° gennaio e il 31 marzo 2022.
È fondamentale prestare attenzione alla data e al termine di notifica della cartella esattoriale per evitare ulteriori sanzioni o il procedimento di riscossione forzata. Inoltre, conoscere tali informazioni consente al contribuente di esercitare i propri diritti, come ad esempio la presentazione di ricorsi o la richiesta di rateizzazione del debito
DECADENZA
Decadenza cartelle esattoriale
La decadenza delle cartelle esattoriali rappresenta un aspetto cruciale nel processo di riscossione dei debiti fiscali. Mentre la prescrizione riguarda il tempo entro cui l'Erario può riscuotere il debito, la decadenza indica il termine entro il quale l'Agenzia delle Entrate deve notificare la cartella al contribuente.
Iter burocratico
Per una comprensione più approfondita del processo di riscossione dei debiti fiscali, è importante analizzare i vari passaggi coinvolti nel processo:
- Accertamento: In questa fase, l'ente creditore dell'imposta, tributo o sanzione (ad esempio, l'Agenzia delle Entrate o un ente locale) verifica l'effettiva esistenza del debito e determina l'importo dovuto dal contribuente. L'accertamento può essere effettuato mediante metodi diretti (ad esempio, analisi delle dichiarazioni fiscali) o indiretti (ad esempio, stime basate su indici sintetici di affidabilità fiscale).
- Notifica dell'accertamento al contribuente: Una volta completato l'accertamento, l'ente creditore notifica al contribuente l'esistenza del debito e l'importo dovuto. Questa comunicazione può includere informazioni dettagliate sulle motivazioni dell'accertamento, le modalità di pagamento e i termini per eventuali contestazioni.
- Iscrizione a ruolo: L'ente creditore trasmette all'incaricato della riscossione (ad esempio, Equitalia) tutti i dati necessari per la riscossione del debito. Questo processo, chiamato "iscrizione a ruolo", conferisce all'incaricato della riscossione la titolarità formale del credito e l'autorizzazione a procedere con la riscossione coattiva, se necessario.
- Redazione e notifica della cartella esattoriale: L'Agenzia delle Entrate, dopo aver ricevuto i dati dall'ente creditore, provvede a redigere la cartella esattoriale. La cartella contiene informazioni dettagliate sul debito, le sanzioni e gli interessi maturati, nonché i termini entro i quali il contribuente deve effettuare il pagamento. In questa fase, entra in gioco la decadenza, ovvero il termine entro il quale l'Agenzia delle Entrate deve notificare la cartella al contribuente. Se la notifica avviene oltre il termine di decadenza, la cartella risulta nulla e il debito non può più essere riscosso.
La conoscenza di questi passaggi consente ai contribuenti di comprendere meglio il processo di riscossione dei debiti fiscali e di agire in modo appropriato in caso di contestazioni, richieste di rateizzazione o altre azioni legate al pagamento del debito.
Decadenze del termine
La notifica di una cartella esattoriale è un passaggio cruciale nel processo di riscossione dei debiti fiscali e previdenziali. Se la notifica avviene oltre il termine di decadenza, la cartella perde efficacia e il credito non può più essere riscosso. La data di decadenza varia in base alla natura del tributo:
- Imposte sul reddito (Irpef, Ires, Iva, Irap): La cartella esattoriale deve essere notificata entro il 31 dicembre:
- del terzo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione;
- del quarto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione sostitutiva d'imposta;
- del quarto anno successivo a quello della dichiarazione, per le somme che risultano dovute a seguito dell'attività di controllo formale;
- del secondo anno successivo a quello in cui l'accertamento è definitivo.
- Tributi locali (Imu, Tasi, Tari) e bollo auto: La cartella esattoriale deve essere notificata entro il 31 dicembre del terzo anno consecutivo a quello in cui l'accertamento è definitivo.
- Multe stradali: La notifica della cartella esattoriale deve avvenire entro due anni dalla consegna da parte del Comune. Questo termine si applica anche alle sanzioni amministrative per violazioni al Codice della Strada.
- Contributi Inps: La notifica della cartella esattoriale per i contributi Inps deve avvenire entro il 31 dicembre dell'anno successivo a quello del pagamento del contributo stesso.
È fondamentale per i contribuenti essere consapevoli di questi termini di decadenza, poiché una notifica tardiva rende la cartella esattoriale nulla e il debito non riscuotibile. In caso di dubbi sulla validità di una cartella esattoriale, è sempre consigliabile consultare un professionista o un avvocato esperto in materia fiscale o previdenziale.
SOSPENSIONE
La sospensione amministrativa della cartella esattoriale.
La sospensione amministrativa della cartella di pagamento è disposta dall'ente creditore, vale a dire il soggetto titolare del credito.
L'ente creditore è diverso a seconda della tipologia del credito richiesto ed è indicato all'interno della cartella (ad esempio: la Regione, l'Amministrazione finanziaria, il Comune, l'INPS, ecc…).
L'ente creditore dispone la sospensione di propria iniziativa ("d'ufficio") o su richiesta del contribuente, nel momento in cui questi presenta la domanda di sgravio.
In tal caso l'ente è tenuto a dare comunicazione del provvedimento di sospensione all'Agente della Riscossione, affinchè lo stesso non proceda esecutivamente nei confronti del contribuente.
La sospensione giudiziale della cartella esattoriale.
La sospensione giudiziale è disposta dal giudice (Commissione tributaria o Giudice ordinario) su richiesta del contribuente, nel momento in cui questi impugna la cartella ricevuta (sul punto leggi, Come impugnare una cartella esattoriale).
La normativa sul punto prevede che l'atto fiscale ricevuto possa essere sospeso dall'Autorità Giudiziaria in presenza di n. 2 presupposti:
- "fumus boni iuris", cioè le istanze contenute nel ricorso devono apparire verosimilmente fondate;
- "periculum in mora", cioè il danno grave ed irreparbile che subirebbe il contribuente, se l' Agente della Riscossione dovesse agire esecutivamente, ad esempio pignorando i beni del contribuente (sul punto leggi, Il pignoramento dell'Agenzia delle Entrate Riscossione).
Il contribuente quindi, per ottenere la sospensione giudiziale, deve dimostrare che l'esecuzione della cartella determinerebbe un danno grave ed irreparabile. Il ricorso, inoltre, deve apparire fondato.
La sospensione della cartella esattoriale da parte dell'Agenzia della Riscossione.
Vi è poi una terza possibilità, ossia quella di chiedere la sospensione della cartella di pagamento direttamente all'Agente della Riscossione.
Al riguardo si parla di "istanza di sospensione legale".
Nel disciplinare tale istituto giuridico la Legge n. 228/2012, stabilisce che è possibile chiedere la sospensione legale della riscossione degli importi indicati in una cartella di pagamento, prevedendo altresì l'annullamento automatico della cartella esattoriale in caso di mancata risposta entro 220 giorni.
Vediamo meglio nel dettaglio.
Ai sensi della cit. legge il contribuente entro 60 gg dalla data in cui l'Agenzia delle Entrate Riscossione ha notificato la cartella o un altro atto di riscossione (ad esempio, intimazione di pagamento) ha la possibilità di chiedere all'Ader la sospensione della riscossione degli importi di cui all'atto fiscale.
L'istanza di sospensione va presentata, a pena di decadenza, entro 60 giorni dalla notifica della cartella di pagamento, direttamente allo sportello dell'Agenzia delle Entrate - Riscossione competente o in via telematica.La sospensione può essere richiesta per i seguenti tassativi motivi, da indicare nell'istanza:
- prescrizione o decadenza del credito, prima della formazione del ruolo;
- provvedimento di sgravio emesso dall'ente creditore;
- sospensione amministrativa (dell'ente creditore) o giudiziale;
- sentenza che abbia annullato in tutto o in parte la pretesa dell'ente creditore, emessa in un giudizio al quale il concessionario per la riscossione non ha preso parte;
- pagamento effettuato, prima della formazione del ruolo;
All'istanza devono anche essere allegati i documenti dimostrativi delle proprie ragioni (ad esempio, nell'ipotesi n. 5, la ricevuta di pagamento; nell'ipotesi n. 4, la sentenza).
Ricevuta l'istanza, l'Agente della Ricossione sospende immediatamente la riscossione ed entro 10 giorni, trasmette il tutto all'ente creditore (Comune, Agenzia delle Entrate, etc.).
L'Ente creditore, a sua volta, entro 60 giorni, comunica al contribuente (mediante raccomandata con ricevuta di ritorno o a mezzo Posta Elettronica Certificata) se la documentazione prodotta è corretta o meno, e dunque se l'istanza può essere accolta o rigettata.
Se vi sono tutti i presupposti ex lege previsti, l'Ente trasmette contestualmente all'Agente della Riscossione il provvedimento di sgravio.
Se invece l'istanza di sospensione legale non può essere accolta, l'Ente comunica al contribuente il rigetto e quindi all'Agente della riscossione di riprendere l'attività di recupero.
E' importante rappresentare che, qualora il contribuente, presentata regolarmente l'istanza come prevista dalle legge, non riceva riscontro entro 220 giorni dalla presentazione della stessa, il credito di cui è stata chiesta la sospensione, viene annullato di diritto. Dunque, le partite indicate nell'istanza sono ritenute in automatico discaricate dei relativi ruoli.
Facciamo un esempio molto pratico .
Il contribuente riceve una cartella di pagamento per IMU non pagata, di fatto però già saldata dal contribuente tant'è che lo stesso è anche in possesso della relativa ricevuta di pagamento. E' del tutto evidente che, in tal caso, la richiesta del Comune (ente creditore) è errata e, di conseguenza, lo è anche la cartella.
A questo punto il contribuente può presentare ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale competente oppure presentare istanza di sgravio al Comune. Tuttavia, Agenzia delle Entrate-Riscossione è tenuta per legge ad andare avanti con le procedure di riscossione ad esempio attraverso il pignoramento dello stipendio del contribuente, finché l'ente creditore non le trasmette il provvedimento di annullamento del debito.
Se il contribuente si rivolge direttamente all'Agenzia della Riscossione presentando l'istanza di sospensione legale sopra esposta, le procedure di riscossione sono immediatamente sospese in attesa che il Comune corregga l'errore.
ANNULLAMENTO
Cartella esattoriale: Annullamento in autotutela.
L'autotutela è il potere dell'Amministrazione di correggere o annullare (totalmente o parzialmente) i propri atti, laddove questi risultino illegittimi o infondati.
Tale potere spetta allo stesso Ente che ha emanato l'atto, d'ufficio o su richiesta del contribuente. Quest'ultimo quindi, di sua iniziativa, può presentare l'istanza in autotutela, anche senza assistenza di un avvocato.
Tale istanza deve essere redatta in carta semplice specificando, oltre alle generalità del contribuente e dell'Ufficio destinatario, anche gli estremi identificativi dell'atto di cui viene chiesto l'annullamento nonché i motivi per cui lo si ritiene illegittimo e quindi annullabile, in tutto o in parte. Tali motivi devono essere adeguatamente documentati.
Una volta presentata, l'istanza verrà esaminata dall'Ufficio che potrà:
- accoglierla e quindi annullare la cartella esattoriale contestata, oppure
- rigettarla e quindi confermare la cartella esattoriale contestata.
A seconda delle contestazioni che si intende muovere, l'istanza di annullamento in autotutela della cartella esattoriale dovrà essere inviata a mezzo Pec o con raccomandata con ricevuta di ritorno all' ente creditore ( es. Amministrazione finanziaria, Comune, I.N.P.S., ecc.) oppure all'Agente della Riscossione (ad es. Agenzia delle Entrate – Riscossione).
Facciamo un esempio.
Il Comune (ente creditore) chiede all'Agenzia delle Entrate – Riscossione (ente della riscossione) di riscuotere la tassa sui rifiuti al contribuente Tizio, il quale quindi riceverà una cartella di pagamento con il tributo in discorso. Tizio è però esentato dal pagamento della tassa sopra indicata. Pertanto, per non pagare la cartella esattoriale ricevuta potrà inviare al Comune un' istanza di annullamento in autotutela per il motivo di cui sopra, ed eventualmente trasmettere la suddetta istanza, solo per conoscenza, all'Ente della Riscossione. Quindi se l'ente creditore annullerà in tutto o in parte il debito, invierà all'Agenzia delle Entrate – Riscossione lo "sgravio della cartella esattoriale", e cioè l'ordine di annullare il debito. L'ente della riscossione quindi, cancellerà quel tributo dalla cartella e non potrà piu agire nei conforti di Tizio. Se invece l' ente della riscossione non riceve dal Comune lo "sgravio della cartella di pagamento" è obbligato per legge a procedere con la riscossione nei confronti del contribuente.
Cosa fare quindi in caso di rigetto dell'istanza di annullamento in autotutela?
In caso di rigetto dell'istanza in autotutela il contribuente, se ancora in tempo, potrà presentare il ricorso avanti al Giudice competente.
Consigliamo quindi di presentare l'istanza di annullamento in autotutela tempestivamente, poiché non sospende i termini per presentare il ricorso.
Quanto sopra esposto, implica quindi la necessità di proporre il ricorso entro i termini stabiliti dalla legge, nonostante la domanda sia sotto esame da parte dell'Amministrazione Finanziaria.
IMPUGNAZIONE
Come impugnare la cartella di pagamento.
Se si ritiene che la cartella esattoriale sia illegittima e l'importo chiesto in pagamento non dovuto, è possibile contestarla tramite:
- Istanza di annullamento in autotutela.
- Ricorso giudiziario.
Quando è possibile impugnare una cartella esattoriale ?!
Esistono diversi motivi per impugnare una cartella di pagamento. Si pensi ad esempio alla carenza di motivazione della cartella per non aver indicato il tasso e il metodo di calcolo degli interessi, oppure ancora ad una richiesta di imposte già versate, oppure ad un' ipotesi di doppia imposizione, ad un vizio di notifica, ecc. Ma il motivo più frequente per impugnare una cartella di pagamento, è sicuramente la prescrizione della cartella esattoriale.
Sorge quindi spontanea la domanda: "quando la cartella esattoriale è prescritta?"
Utilizzando un linguaggio molto semplicistico, possiamo dire che la cartella esattoriale è prescritta quando le somme di pagamento in essa indicate sono "scadute".
Sul punto va detto che i termini di prescrizione variano a seconda del tipo di tributo o sanzione, per cui è stata notificata la cartella stessa. In buona sostanza, per conoscere quando scade una cartella di pagamento, bisogna verificare la natura del debito in essa riportato.
Di seguito indichiamo alcuni esempi:
- multe al Codice della Strada e sanzioni amministrative in generale: il termine di prescrizione è di cinque anni dalla data dell'infrazione;
- bollo auto: il termine di prescrizione è di tre anni. Esso parte dall'inizio dell'anno successivo a quello di riferimento del tributo dovuto (sul punto leggi, Bollo auto non pagato:conseguenze e prescrizione).
- imposte erariali (Irpef, Iva, Irap): per queste, la risposta è un po' più complicata, perché non vi è una norma di legge che disciplina la prescrizione delle imposte erariali. Pertanto la risposta va trovata nell'interpretazione giurisprudenziale. Secondo un primo indirizzo, l'assenza di una norma che stabilisca i termini di prescrizione dei tributi erariali, renderebbe applicabile il termine ordinario decennale. La regola generale prevista dal codice civile, è infatti la seguente: "Salvi i casi in cui la legge dispone diversamente, i diritti si estinguono per prescrizione con il decorso di dieci anni". Tuttavia si è sviluppato un indirizzo giurisprudenziale opposto, secondo cui deve ritenersi applicabile anche ai tributi erariali (Irpef, Iva, Irap), così come a quelli locali (Imu, Ici, Tari ecc.), il termine di prescrizione quinquennale, in ragione del fatto che si tratta di somme che devono essere pagate annualmente. Difatti, il codice civile prevede, in via eccezionale, il termine di prescrizione breve di cinque anni per tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini più brevi. Sul punto, la Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con la sentenza n. 23397/2016, ha infatti definitivamente stabilito che le pretese della Pubblica Amministrazione (Agenzia delle Entrate, I.N.P.S., I.N.A.I.L., Comuni, Regioni, ecc.) si prescrivono nel termine "breve" di cinque anni, eccetto i casi in cui la sussistenza del credito sia stata accertata con sentenza passata in giudicato o a mezzo di decreto ingiuntivo. In tal caso la prescrizione è decennale.
Possiamo quindi dire che, se il contribuente (sia esso una persona fisica o una società) riceve una cartella esattoriale oltre i termini sopra indicati, questa potrà dirsi prescritta. Pertanto, il cittadino non sarà tenuto al pagamento dell'importo richiesto, previo provvedimento di annullamento della cartella stessa.
RICORSO GIUDIZIARIO
Cartella esattoriale : ricorso giudiziario.
In questo caso il contribuente, con l'assistenza di un avvocato, potrà impugnare giudizialmente la cartella di pagamento ritenuta illegittima o infondata, presentando il ricorso avanti al Giudice competente.
I tempi di impugnazione giudiziale di una cartella variano a seconda del tributo contestato:
- Se viene chiesto il pagamento di tasse e tributi (ad esempio imposta sui redditi, imposta di registro, ipotecaria e catastatale, canone rai, tasse automobilistiche, tributi locali) l'impugnazione deve essere presentata entro 60 giorni dalla notifica della cartella mediante ricorso da proporre avanti alla Commissione Tributaria.
- Se viene chiesto il pagamento di una sanzione amministrativa (ad esempio le multe previste dal Codice della Strada), ci sono 30 giorni di tempo per l'impugnazione con ricorso avanti al Giudice di Pace.
- Se viene chiesto il pagamento di contributi previdenziali, allora il termine è di 40 giorni con ricorso da presentare al Tribunale Sezione Lavoro.
- In caso di pignoramento, per sollevare vizi di procedura o di forma il contribuente ha 20 giorni di tempo per l'impugnazione del provvedimento.
Una volta presentato il ricorso, inizierà una vera e propria causa davanti al Giudice competente che, se accoglierà il ricorso, annullerà la cartella di pagamento emessa e pertanto il contribuente non sarà tenuto a versare alcuna somma di denaro all'ente creditore.
Se hai bisogno di ulteriori informazioni o dettagli specifici sulla "cartella esattoriale" in Italia, sentiti libero di chiedere!